Alessandro Roma
Artra gallery Milan (IT)
30 Nov – 30 Dec 2005
Solo show
curated by Luigi Fassi

La sintesi pittorica di Alessandro Roma affronta una molteplicita’ di esperienze inerenti al rapporto tra rappresentazione dello spazio e dimensione dell’abitare, mediante una modalità narrativa che prende come scenario privilegiato gli interni di caravan da viaggio. Nella sua pittura si intersecano tra loro una pluralità di visioni e piani spaziali, quello esterno ai caravan, un sfondo essenziale di paesaggi naturali e metropolitani, e quello interno, privo di figure umane, risolto con unà adesione mimetica e letterale ai dettagli e agli elementi in esso contenuti. Tale sintetica restituzione visiva infranta e complicata dalla presenza ulteriore di uno spazio illusorio e meta-pittorico, abitato dalla presenza di statuette etniche e rituali di origine precolombiana. Queste ultime entrano nella dimensione figurativa come immagini mentali, sovrapponendosi alla rappresentazione di uno spazio risolto e definito. La tela pittorica interrompe la sua mediazione realistica e diventa ipotesi mentale, laboratorio di sperimentazione dove niente è più garantito. Ad una sintesi si contrappone dunque una complicazione semantica, un riposizionamento delle prospettive e degli spazi. Se la memoria di Roma, nel corso del suo lavoro, ha attraversato una molteplicità di mondi pittorici, accostandosi in particolar modo al figurativismo americano anni Ottanta di Hockney e Salle, ma pur vero che il suo immaginario sembra trovare una particolare sintonia con molta letteratura postmodernista dâ oltreoceano. Il continuo rimescolamento di piani spaziali e narrativi e la presenza di immagini sovrapposte ad immagini, ad un prassi testuale che rimanda all’opera di autori come John Barth e David Barthelme, in cui la narrazione non mai un tratto lineare, ma un tessuto di percorsi indipendenti, accostati in un flusso di maree narrative continue e seducenti. Allo stesso modo, nella pittura di Roma la superficie della tela diventa una sorta di palcoscenico narrativo, nel quale i diversi piani semantici presenti, quello realista e quello mentale, si intrecciano rimanendo distinti, “galleggiando❠di fronte allo spettatore, proprio come nei magistrali romanzi di John Barth. Cosa Roma sembra seguire anch’egli la tentazione di un fabulism accattivante e sinuoso, dove ogni allusione realistica Ë solo occasione per innescare una dimensione pittorica ondivaga e ambivalente, aperta all’ascolto di storie ed eventi lontani tra loro. Tuttavia lo sperimentalismo dell’artista rimane profondamente legato ad una matrice di pensiero europea, in quanto non Ë mai finalizzato al piacere della narrazione in sÈ, ma si fà interprete di una necessità esistenziale sottesa a tutto il suo lavoro. Tanto gli spazi dei caravan quanto quelli metatestuali dei simulacri rituali rimandano simbolicamente alla dimensione dell’abitare, colta qui in una situazione di nomadismo e precarietà . Alessandro Roma insinua cosè una tendenza sottilmente elegiaca, la volontà di restituire una dimensione umanistica alla pittura, rendendola “camera di ascolto di esperienze quotidiane emblematiche e antiche. Proprio l’assenza di ogni figura umana diventa il simbolo più allusivo ed eloquente di una vicenda di finitezza, quella del vivere e dell’abitare, consegnata a un’ineluttabile transitorietà che si può solo provare e stemperare raccontandola con la forza della traccia pittorica. ( Luigi Fassi )